lunedì 26 gennaio 2015

La Salute dei Migranti
Giuseppe Errico




La politica dell’integrazione delle persone a rischio sociale (“vunerabili”) influenza tutti i segmenti della società campana e non esiste facile soluzione. In genere questa richiede il coinvolgimento di un’ampia cerchia di accadimenti e fattori umani, culturali, istituzionali: le istituzioni a tutti i livelli (dal basso in alto), i leader politici delle minoranze, gli enti del terzo settore, i cittadini, i partiti politici di ogni matrice ideologica, i soggetti economici privati, le associazioni della società civile, i gruppi di interessi particolari (come i sindacati e le associazioni dei datori di lavoro) e la comunità intera. La salute dei migranti è una fatto globale, riveste tutti noi e riguarda interi territori sprovvisti di punti di ascolto capaci di offrire risposte idonee. Non riguarda solo gli operatori della salute o singoli medici e psicologi della cura, dell’integrazione ma anche i cittadini e soprattutto le comunità intere. Ognuno, sicuramente, nel suo piccolo deve poter fare la sua parte e soprattutto essere messo in condizione di operare al meglio. E’ una questione epocale e culturale prima che sociale e di emergenza sociale. Dunque, la politica dell’integrazione delle minoranze concerne i cittadini italiani ma anche le comunità degli immigrati, il che rappresenta uno dei primi punti: il riconoscimenti dei diritti alla cura, alla salute e all’integrazione e, in ogni caso, al modo di concepire la tutela delle etnie.
Ora l’integrazione è definita come un processo dinamico di collaborazione di soggetti sociali diversi, che permette a tutti gli appartenenti ai gruppi etnici, linguistici, religiosi o culturali una partecipazione attiva alla vita economica, politica, sociale e culturale. Questo perché le politiche dell’integrazione favoriscono la comunanza e lo sviluppo del senso di appartenenza a tutti i livelli (alti e bassi, nazionale e locale). L’integrazione è anche un processo che esige che tutti i componenti di una società accettino e rispettino le istituzioni pubbliche comuni e condividano l’appartenenza a uno Stato comune e a una società inclusiva.
L’appartenenza è il punto di approdo, di ancoraggio ovvero potersi sentire parte di una unica società rispettosa delle diversità, dell’altro –che –non-siamo noi. A supporto del processo di integrazione, molti enti attuano politiche il cui fine è quello di creare una società in cui la diversità è rispettata e ognuno, inclusi i membri dei gruppi etnici, linguistici, culturali o religiosi minoritari, abbiano pari accesso ai beni e ai servizi della salute, nonché pari opportunità di partecipare attivamente alla vita sociale, economica, culturale. Le politiche dell’integrazione spesso contemplano azioni e misure che incentivino il dialogo interetnico, interreligioso e interculturale, oltre a favorire l’integrazione basata sulla tolleranza e sul rispetto reciproco. È possibile attuare l’integrazione attraverso numerose iniziative in vari campi, inclusi l’istruzione, la salute e i media, oppure promuovendo l’uso delle lingue delle minoranze. L’integrazione  non è esclusivamente un obbligo delle istituzioni statali: tutti i segmenti della società, tramite il rispetto delle leggi, hanno la propria parte di responsabilità nel contribuire all’integrazione sociale.
Nonostante il lodevole passo avanti delle società è necessario focalizzare e rafforzare  le prassi di realizzazione dei diritti: i diritti umani delle minoranze sono universali e valgono per tutti perennemente mentre le buone politiche dell’integrazione non sono spesso universalmente applicabili.
Nonostante la riconosciuta importanza dei diritti internazionali delle etnie e della politica minoritaria, si deve tener conto delle difficoltà. Inoltre bisogna tenere conto del fatto che per attuare    l’integrazione è compito delle persone. Occorre promuovere lo spirito di tolleranza e il dialogo interculturale, azioni atte a promuovere il reciproco rispetto, la comprensione e la collaborazione tra tutte le persone che vivono sul loro territorio (senza tener conto della loro appartenenza etnica, culturale, linguistica o religiosa), soprattutto nel campo dell’istruzione, della cultura e dei media.











 

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